La prima mobilitazione della danza:
“per non doversi mangiare i cigni”
In piazza a Montecitorio da tutta Italia
di Donatella Bertozzi
ROMA – Alle 14.41 precise, a nove minuti esatti dall'apertura ufficiale della manifestazione di protesta indetta da Federdanza contro i tagli al FUS, prendendo di sorpresa anche l'agguerrito manipolo di poliziotti di servizio a Montecitorio, un assai più agguerrito (e numericamente consistente) manipolo di giovanissimi ballerini, ha preso idealmente d'assalto, con la tecnica ormai collaudata del flash-mob, la piazza del nostro Parlamento mettendosi gioiosamente, e rabbiosamente, a ballare: prima sulle note frenetiche del Don Chisciotte, balletto amatissimo e popolarissimo, poi sulla melodie del Canto degli italiani, ovvero “Fratelli d'Italia”.
E i poliziotti (che ligi al rituale protocollo hanno comunque richiamato da una via laterale un camioncino della Celere, a mo' di rinforzo) per un po' li hanno lasciati fare, mentre un esercito di fotografi e cineoperatori immortalava la scena. Affiancato da una folla di curiosi e turisti, ciascuno armato di macchinetta digitale o di videofonino.
Qualche minuto e poi, ottenuto il massimo del risultato spettacolare e molti applausi a scena a perta e prima di far perdere la pazienza ai poliziotti, i giovanissimi ballerini, con ottimo senso dei tempi teatrali, si sono ordinatamente ritirati, sollevando ancora un boato di applausi.
La“prima giornata di mobilitazione nazionale” indetta da Federdanza, con l'adesione di gran parte del mondo della danza italiana, da Carla Fracci a Roberto Bolle, (e una valanga di adesioni di solidarietà da tutto il mondo, dal Royal Ballet al Bolscioi) è stata un successo. Testimoniato dalle immagini che, in men che non si dica, sono volate su YouTube.
E coronato dall'annuncio, quasi in diretta, che mesi e mesi di mobilitazione da parte di tutte indistintamente le forze dello spettacolo italiano, hanno ottenuto l'effetto voluto: il governo si è finalmente deciso a cancellare i tagli al Fondo Unico dello Spettacolo, che avevano condannato a morte certa non solo la danza ma tutto lo spettacolo dal vivo in Italia. Annuncio accolto da un boato di soddisfazione.
Ma torniamo alla cronaca di questa manifestazione: la prima mai convocata in centocinquantanni di storia d'Italia: mentre i giovanissimi ballavano, dietro le transenne alle spalle dell'obelisco che divide la piazza, premeva una folla fittissima – fra le cinquecento e le mille persone – di personaggi curiosi: bimbette con i capelli raccolti a crocchia e la classica coroncina, come per un saggio; decine di ragazzine in tuta che agitavano nell'aria ciascuna un paio di classiche scarpette di raso rosa, i ragazzi della scuola di danza del Teatro dell'Opera, elegantissimi con le loro magliette blu, giunti in massa (i più piccoli accompagnati dai genitori, mamme per lo più), con la loro direttrice Paola Jorio e galvanizzati dall'adesione, addirittura, del Sindaco – presidente del Teatro – alla mobilitazione.
E poi coreografi, maestri e ballerini da tutta Italia. Con l'elenco dettagliato delle presenze si potrebbe ricostruire un “Who'sWho” della danza italiana degli ultimi quarant'anni: étoiles e ballerini classici – Diana Ferrara, Paola Catalani, Vittorio Biagi – pionieri della modern dance – Elsa Piperno, Joseph Fontano – coreografi e autori della stagione d'oro della “nuova danza italiana” - da Enzo Cosimi ad Alessandro Certini, da Giorgio Rossi a Massimo Moricone – le nuove leve – da Monica Casadei a Giovanna Velardi – i giovanissimi – quelli del Duncan 3.0. Scuole prestigiose, con oltre cinquant'anni di storia alle spalle, come quella di Mimma Testa, e centri appena nati – il DAF di Mauro Astolfi e la Formazione Bartolomei – direttori di fondazioni liriche – Giorgio Mancini – e di prestigiose compagnie private – Walter Zappolini. Da Reggio Emilia sono arrivati gli allievi e i ballerini della compagnia di Liliana Cosi. Da Bologna le truppe camellate della “danza educativa” con Franca Zagatti. Da Firenze Simona Bucci, da Catania Roberto Zappalà. E ancora: giovani compagnie dalla Sardegna (Lucido sottile), dalla Puglia (Il balletto del Sud, di Freddy Franzutty) dal Veneto (Khorakhané Danza).
Tutti con un unico obbiettivo in mente: combattere, anche con un pizzico di humour, per la sopravvivenza. Come segnalavano alcuni cartelli: “Politici, se ci tagliate le gambe vi metteremo tutti alla sbarra”. E un altro: “I cigni? Se li semo magnati per fame!”. Fortunatamente, anche grazie a mobilitazioni come questa, almeno per ora questa macabra prospettiva pare scongiurata.
Giovedì 24 Marzo 2011 - 01:00 Ultimo aggiornamento: 01:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA |
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